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lunedì 4 maggio 2015

Non è vero che gli uomini sono tutti uguali.


Ci sono uomini ed Uomini.
Ci sono uomini forti,ma tremendamente deboli.
Sono quelli che devono per forza mostrare qualcosa.
Ci sono uomini deboli,
che invece potrebbero stravolgere il mondo,se solo volessero.
Ci sono uomini a cui piacciono le strade facili;
ci sono uomini che preferiscono scegliere strade più difficili
per una maggiore gratificazione finale.
Non è vero che gli uomini sono tutti uguali.
Ci sono uomini autonomi,indipendenti,responsabili;
ci sono uomini irresponsabili,
uomini che di tale hanno ben poco.
Ci sono uomini stanchi,delusi,illusi,disillusi
che se la prendono con ogni sorta di esemplare femminile.
'' Sei bellissima'' se ci stai,
improvvisamente diventi una poco di buono se non ci stai.
Ci sono uomini che si accontentano di una femmina,
altri che invece vogliono una femmina che sia anche Donna.
Ci sono uomini mai cresciuti;
Uomini che urlano durante una partita di pallone;
quelli a cui del calcio non frega proprio nulla.
Ci sono uomini che amano l'amore,e sì,sono pochi;
Ci sono uomini che amano il sesso e,purtroppo,
e l'unica cosa verso cui mostrano interesse (eccetto il calcio).
Ci sono uomini intelligenti;
Uomini con cui oltre che chiacchierare,puoi parlare davvero
perché sono un continuo stimolo per la mente,sono il piacere.
Ci sono uomini sensibili,
che sanno aggiustare una giornata con una carezza,
che sanno cosa vogliono;
Altri profondamente indecisi,indifferenti,spenti.
Ci sono uomini che oltre alla strada,
guardano ancora il cielo.
Altri che non riescono neppure a vedere
ed apprezzare chi le sta di fianco.
Ci sono gli uomini che sono stati traditi,
gli uomini che tradiscono.
Uomini che si innamorano di un uomo,
uomini che si innamorano di una donna sola,
uomini tormentati che non trovano stabilità:
allora, si impegnano con una donna
e il giorno dopo la lasciano per un'altra.
Ci sono gli uomini semplici,
uomini a cui piace leggere,
uomini che invece,devono farsi notare a tutti i costi,
uomini che pensano di potere tutto,mostrando muscoli e bicipiti.
Uomini che silenziosamente entrano nella tua vita,
senza troppo rumore e te la cambiano,ti migliorano.
Con loro impari a fare l'Amore,
con loro impari ad Amare...

(T. Curcio)

Regalo il mio sorriso a chi


mi ha dato sicurezza nei momenti peggiori. Lo regalo a chi ha saputo vedere oltre la mia serenità apparente. Lo regalo a chi sempre mi ha ascoltato, a chi mi ha capito e a chi ne ha bisogno. Regalo il mio sorriso a quelle persone che non hanno ancora trovato quella pace interiore di cui hanno bisogno. A quelle che si sono arrese ormai stanche di lottare. Regalo il mio sorriso a me stessa perché è qualcosa di sacro che non devo farmi togliere da nessuno. Negarlo agli altri è triste, ma negarlo a se stessi è perdere!

 _Silvia Nelli_

mercoledì 7 gennaio 2015

Taccio! Taccio perché sono intelligente!



Taccio perché la mia considerazione ha un valore diverso da quello che tu ti meriti! Taccio perché le tue risposte le avrai a tempo debito e con gli interessi! Taccio perché le persone come te devono affondare nel silenzio, impazzire nella solitudine e naufragare nel vuoto. Devono arrabbiarsi e arrabbiarsi ancora nel vedere persone come me avanzare ignorandole. Taccio perché hai assunto ormai la forma del “Nulla”!

Silvia Nelli

giovedì 6 novembre 2014

LACRIME DI UN PADRE.


(PER RIFLETTERE


UN UOMO SOFFRIVA LA COSA PEGGIORE CHE PUÒ CAPITARE AD UN ESSERE UMANO: SUO FIGLIO ERA MORTO E PER ANNI, NON POTEVA DORMIRE. 
PIANGEVA, E PIANGEVA FINO A CHE ALBEGGIAVA. UN GIORNO GLI È APPARVE UN ANGELO IN SOGNO, E GLI DISSE: BASTA PIANGERE! NON POSSO SOPPORTARE NON VEDERLO MAI PIÙ" - RISPOSE L'UOMO. 
- L'ANGELO GLI DICE: 
VUOI VEDERLO?
E CONFERMANDOGLI DI SÌ, LO PRESE PER LA MANO E LO PORTA SU AL CIELO.
- ORA LO VEDI, RIMANI QUA.
AD UN SUA ORDINE, INCOMINCIANO A PASSARE MOLTI BAMBINI VESTITI COME ANGIOLETTI, CON UNA CANDELA ACCESA TRA LE MANI. L'UOMO DICE:
- CHI SONO?
E L'ANGELO GLI RISPONDE: SONO I BAMBINI CHE SONO MORTI, E TUTTI I GIORNI FANNO QUESTA PASSEGGIATA CON NOI, PERCHÉ SONO PURI.
MIO FIGLIO STA TRA ESSI? - DOMANDÒ L'UOMO.
SÌ, ORA LO VEDI-GLI RISPOSE, MENTRE PASSAVANO TANTI E TANTI BAMBINI.
E’ LÌ, VIENE, E L'UOMO LO VEDE, RADIANTE COME LO RICORDAVA.
MA ALL'IMPROVVISO, QUALCOSA LO COMMUOVE: TRA TUTTI, È L'UNICO RAGAZZO CHE HA LA CANDELA SPENTA. SENTE UNA ENORME PENA ED UNA TERRIBILE ANGOSCIA PER SUO FIGLIO.
IL RAGAZZO LO VEDE, VIENE A LUI CORRENDO E SI ABBRACCIANO CON FORZA, E GLI DICE: - FIGLIO, PERCHÉ LA TUA CANDELA NON HA LUCE? PERCHÉ NON INFIAMMA LA
TUA ANIMA COME A GLI ALTRI?
SUO FIGLIO GLI RISPONDE:
- PAPÀ, IO ACCENDONO LA MIA CANDELA OGNI GIORNO, COME QUELLA DI TUTTI, MA..., SAI, OGNI NOTTE LE TUE LACRIME SPENGONO LA MIA.

- non piangere oramai per quell'essere voluto che perdesti, sia figlio, marito, madre o padre!!! Lascialo riposare in Pace, prega per lui, non tormentare la tua vita, perché non ritornerà, ma puoi averlo nel tuo ricordo con amore!!! è difficile, ma Lascialo Andare!!!
 

sabato 11 ottobre 2014

Ho sempre lasciato andare chi non aveva voglia di restare…



Mi allontano da chi si allontana, da sempre. Mi sembra una tattica così sciocca provare ad andarsene per vedere chi ci viene dietro. Preferisco chi resta per capire se anch’io faccio sul serio. Bisognerebbe mettere alla prova così chi dice di amarci. Bisognerebbe dargli la possibilità di rendere concrete le nostre parole. Però ho saputo aspettare da lontano, aspettare anche ciò che non è arrivato mai. Oggi invece non voglio più attendere nessuno, voglio qualcuno che aspetti me. Qualcuno che non deluderò perché, nel momento in cui mi vorrà, sarò già là. E ho messo via anche quella gran paura di perdere le persone. Nel tempo ho imparato a credere in un pizzico di fatalità. Non è necessario tenersi stretti, solo prendersi cura dell’essenziale e l’essenziale è semplicemente ciò che non siamo disposti a perdere.”

[Massimo Bisotti - Il quadro mai dipinto]

L’amore o c’è o non c’è….



Se c’è allora è chiaro, brillante splende di luce propria come una stella. Nessuno dovrebbe accontentarsi di qualcosa di meno. Conosco la differenza tra innamoramento e amore, so che la passione cala inevitabilmente col tempo, ma nel contempo aumentano la profondità del sentimento che lega le persone, la fiducia che si ha nell’altro, le speranze che si ripongono nel futuro… io non intendo sposarmi e il motivo è proprio come la mia visione dell’amore ma più in generale delle aspettative che ripongo negli altri: non mi risparmio e pretendo lo stesso dagli altri, che lo facciano a modo loro, chiaro, ma lo facciano, cosa che molte volte non accade. Tutti vogliono storie serie e impegno a patto di poter evitare serietà ed impegno eccessivi. Per molti poi è solo un modo di porsi, un’apparenza che piace dare di se… bah, a me non frega niente di come mi vedono le persone: eremita, asociale, misogino, misantropo… non mi interessa dare una buona apparenza di me, non mi interessa sembrare gentile e non mi spaventa stare da solo. Secondo Platone gli esseri umani avevano in origine due facce quattro braccia e quattro gambe. Ciascuno era perfetto ……così com’era. Zeus, spaventato dal loro potere, li separò in due e da allora ogni metà cerca di ricongiungersi con l’altra e passa la vita a cercarla. Ecco se troverò l’altra mia metà riconsidererò la mia posizione in merito al matrimonio… o per meglio dire al vivere la vita insieme a un’altra persona: il matrimonio è qualcosa che non serve a chi si ama, non nutre l’amore della coppia ma serve a far felici le mamme, smuove l’economia… di certo non modifica l’amore tra le persone che si sposano. Con questo non dico che non sia un passo importante o che non valga la pena farlo con la persona che si ama, dico solo che è e rimane una conseguenza dell’amore e nulla più. Di certo comunque non è una cosa semplice, bisogna lavorarci molto e se dopo 50 anni che vedi una persona ogni giorno, con le sue manie, con le sue paure e i suoi difetti sai ancora dirgli quando ti svegli accanto a lei: “buongiorno amore mio” allora sai che è amore.

 

giovedì 9 ottobre 2014

Ti Auguro Tempo


                           Ti auguro soltanto quello che i piu’ non hanno.
Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere;
se lo impiegherai bene, potrai ricavarne qualcosa.
Ti auguro tempo, per il tuo fare e per il tuo pensare,
non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri.
Ti auguro tempo, non per affrettarti e correre,
ma tempo per essere contento.
Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo,
ti auguro tempo perche’ te ne resti:
tempo per stupirti e tempo per fidarti
e non soltanto per guardarlo sull’orologio.
Ti auguro tempo per toccare le Stelle
e tempo per crescere, per maturare.
Ti auguro tempo, per sperare nuovamente e per amare.
Non ha piu’ senso rimandare.
Ti auguro tempo per trovare te stesso,
per vivere ogni tuo giorno, ogni tua ora come un dono.
Ti auguro tempo anche per perdonare.
Ti auguro di avere tempo, tempo per la vita.
Elli Michler

Le 12 promesse – Il credo dell’ottimista



Prometti a te stesso:
1. Di essere così forte che niente potrà turbare la tua pace mentale.
2. Di augurare salute, felicità e prosperità a tutte le persone che incontri.
3. Di far sentire a tutti i tuoi amici che in loro c’è qualcosa.
4. Di guardare il lato luminoso di tutte le cose e di fare in modo che il tuo ottimismo diventi realtà.
5. Di pensare solo al meglio, di impegnarti solo per il meglio e di aspettarti solo il meglio.
6. Di essere felice del successo altrui come se fosse il tuo.
7. Di dimenticare gli errori del passato e di tendere verso maggiori conseguimenti futuri.
8. Di essere sempre allegro e di donare un sorriso a ogni creatura che incontri.
9. Di dedicare così tanto tempo al tuo miglioramento da non avere tempo di criticare gli altri.
10. Di essere troppo grande per albergare preoccupazioni, troppo nobile per accogliere ira, troppo forte per provare paura e troppo felice per permettere che si creino problemi.
11. Di avere una buona opinione di te stesso e di proclamarlo al mondo, non con grandi parole, ma attraverso grandi azioni.
12. Di vivere confidando che il mondo sia dalla tua parte, finché segui sinceramente la tua parte migliore.

Christian D. Larson

Io lavoravo 8 ore ogni fine settimana per rendere tutto perfetto,


"nel caso venisse qualcuno". Alla fine ho capito che "non veniva nessuno", perché tutti vivevano la loro vita passandosela bene!!! Ora, se viene qualcuno, non ho bisogno di spiegare in che condizione è la casa: sono più interessati ad ascoltare le cose interessanti che ho fatto per vivere la mia vita. Caso mai non te ne fossi accorta la vita è breve, goditela! Fa' pulizia, se è necessario... Ma sarebbe meglio dipingere un quadro, scrivere una lettera, preparare un dolce, seminare una pianta, oppure pensare alla differenza tra i verbi "volere" e "dovere". Fa' pulizia, se è necessario, ma il tempo è poco... Ci sono tante spiagge e mari per nuotare, monti da scalare, fiumi da navigare, una birretta da bere, musica da ascoltare, libri da leggere, amici da amare e la vita da vivere... Fa' pulizia, se è necessario, ma... C'è il mondo là fuori: il sole sulla faccia, il vento nei capelli, la neve che cade, uno scroscio di pioggia... Questo giorno non torna indietro... Fa' pulizia, se è necessario, ma... ricorda che la vecchiaia arriverà e non sarà più come adesso..E quando sarà il tuo turno, ti trasformerai in polvere!!

martedì 30 settembre 2014

BELLISSIMA


Ci hanno fatto credere che l’amore, quello vero, si trova una volta sola, e in generale prima dei trent’anni. Non ci hanno detto che l’amore non è azionato in qualche maniera e nemmeno arriva ad un’ora precisa.
Ci hanno fatto credere che ognuno di noi è la metà di un’arancia, che la vita ha senso solo quando riusciamo a trovare l’altra metà.
Non ci hanno detto che nasciamo interi, che mai nessuno nella nostra vita merita di portarsi sulle spalle la responsabilità di completare quello che ci manca: si cresce con noi stessi. Se siamo in buona compagnia, è semplicemente più gradevole.
Ci hanno fatto credere in una formula chiamata “due in uno”: due persone che pensano uguale, agiscono uguale, che solamente questo poteva funzionare. Non ci hanno detto che questo ha un nome: annullamento. Che solamente essere individui con propria personalità ci permette di avere un rapporto sano.
Ci hanno fatto credere che il matrimonio è d’obbligo e che i desideri fuori tempo devono essere repressi.
Ci hanno fatto credere che i belli e magri sono quelli più amati, che quelli che fanno poco sesso sono all’antica, e quelli che invece ne fanno troppo non sono affidabili, e che ci sarà sempre un scarpa vecchia per un piede storto! Solo non ci hanno detto che esistono molte più menti “storte” che piedi.
Ci hanno fatto credere che esiste un’unica formula per la felicità, la stessa per tutti, e quelli che cercano di svincolarsene sono condannati all’emarginazione. Non ci hanno detto che queste formule non funzionano, frustrano le persone, sono alienanti, e che ci sono altre alternative.
Ah, non ci hanno nemmeno detto che nessuno mai ci dirà tutto ciò. Ognuno di noi lo scoprirà da sè. E così, quando sarai molto innamorato di te stesso, potrai essere altrettanto felice, e potrai amare qualcuno.”
John Lennon

mercoledì 2 luglio 2014

MERAVIGLIOSA

 


Un giorno un vecchio mi disse: “ Quando incontri qualcuno, e questo qualcuno ti fa fermare il cuore per alcuni secondi: fai attenzione, questo qualcuno potrebbe essere la persona più importante della tua vita.
Se gli occhi si incrociano e in quel momento c’è la stessa luce intensa tra loro: stai allerta, può essere la persona che stai aspettando dal giorno che sei nato.
Se il tocco delle labbra è stato intenso, se il bacio è stato appassionante e gli occhi si sono riempiti di acqua in quel momento: rifletti, c’è qualcosa di magico tra voi. Se il primo e l’ultimo pensiero del giorno è per quella persona, se il desiderio di stare insieme arriva a stringerti il cuore: ringrazia Dio, ti ha mandato un dono divino…l’amore.
Se un giorno doveste chiedere perdono l’uno a l’altro per qualche motivo e in cambio ricevere un abbraccio, un sorriso, una carezza fra i capelli e i gesti varranno più di mille parole: arrenditi, voi siete fatti l’uno per l’altro. Se per qualche motivo fosse triste, se la vita le avesse inflitto un colpo e tu sarai lì a soffrire il suo dolore, a piangere le sue lacrime e asciugarle con affetto: che cosa meravigliosa! Lei potrà contare su di te in qualsiasi momento della vita.
Se riesci col pensiero a sentire l’odore della persona come se si trovasse al tuo fianco, e se la trovi meravigliosamente bella anche quando indossa un vecchio pigiama, ciabatte e ha i capelli arruffati. Se non riesci a lavorare per tutto il giorno, emozionato per l’appuntamento che avete…se non riesci ad immaginare in nessun modo un futuro senza quella persona, e se hai la certezza che la vedrai invecchiare e, anche così, sei convinto che continueresti ad essere pazzo per lei. Se preferiresti morire prima di vedere l’altra andarsene…allora vuol dire che l’amore è entrato nella tua vita! E’ un dono! ”
Poi sorrise e mi disse: “ Molte persone si innamorano molte volte nella vita, ma poche amano o trovano un amore vero. A volte lo incontrano e non prestano attenzione a questi segnali, e lo lasciano passare senza accadere veramente. E’ libero arbitrio. Per questo, presta attenzione ai segnali, non lasciare che le follie del quotidiano ti rendano cieco alla miglior cosa della vita: l’amore!
Quello che è sincero non cambia mai! ”


Carlos Drummond de Andrade

venerdì 21 marzo 2014

BELLISSIMA

 


Questo scritto è dedicato alle donne di tutto il mondo che hanno usato un bagno pubblico e a voi uomini, perché capiate come mai ci stiamo tanto dentro.

Il grande segreto di tutte le donne rispetto ai bagni è che da bambina tua mamma ti portava in bagno, puliva la tavolozza, ne ricopriva il perimetro con la carta igienica e poi ti spiegava: ‘MAI, MAI appoggiarsi sul gabinetto!’, e poi ti mostrava ‘la posizione’, che consiste nel bilanciarsi sulla tazza facendo come per sedersi, ma senza che il corpo venisse a contatto con la tavoletta. ‘La posizione’ è una delle prime lezioni di vita di quando sei ancora una bambina, importantissima e necessaria, dovrà accompagnarti per il resto della vita. Ma ancora oggi, ora che sei diventata adulta, ‘la posizione’ è terribilmente difficile da mantenere quando hai la vescica che sta per esplodere. Quando ‘devi andare’ in un bagno pubblico, ti ritrovi con una coda di donne che ti fa pensare che dentro ci sia Brad Pitt.
Allora ti metti buona ad aspettare, sorridendo amabilmente alle altre che aspettano anche loro con le gambe e le braccia incrociate (è la posizione ufficiale da ‘me la sto facendo addosso’). Finalmente tocca a te, ma arriva sempre la mamma con la figlioletta piccola ‘che non può più trattenersi’, e ne approfittano per passarti davanti tutte e due! A quel punto controlli sotto le porte per vedere se ci sono gambe. Sono tutti occupati. Finalmente se ne apre uno e ti butti addosso alla persona che esce. Entri e ti accorgi che non c’è la chiave (non c’è mai!); pensi: ‘Non importa…’. Appendi la borsa a un gancio sulla porta e, se il gancio non c’è (non c’è mai!), ispezioni la zona: il pavimento è pieno di liquidi non ben definiti e non osi poggiarla lì, per cui te la appendi al collo ed è pesantissima, piena com’è di cose che ci hai messo dentro, la maggior parte delle quali non usi ma le tieni perché ‘Non si sa mai’. Tornando alla porta, dato che non c’è la chiave devi tenerla con una mano, mentre con l’altra ti abbassi i pantaloni e assumi ‘la posizione’… Aaaaahhhhhh… finalmente… A questo punto cominciano a tremarti le gambe perché sei sospesa in aria, con le ginocchia piegate, i pantaloni abbassati che ti bloccano la circolazione, il braccio teso che fa forza contro la porta e una borsa di 5 chili appesa al collo. Vorresti sederti, ma non hai avuto il tempo di pulire la tazza né di coprirla con la carta, dentro di te pensi che non succederebbe nulla ma la voce di tua madre ti risuona in testa: ‘Non sederti MAI su un gabinetto pubblico!’. Così rimani nella ‘posizione’, ma per un errore di calcolo un piccolo zampillo ti schizza sulle calze!!! Sei fortunata se non ti bagni le scarpe. Mantenere ‘la posizione’ richiede grande concentrazione: per allontanare dalla mente questa disgrazia, cerchi il rotolo di carta igienica maaa, cavolo, non ce n’é!!! (Mai) Allora preghi il cielo che tra quei 5 chili di cianfrusaglie che hai in borsa ci sia un misero kleenex, ma per cercarlo devi lasciare andare la porta: ci pensi su un attimo, ma non hai scelta. E non appena lasci la porta, qualcuno la spinge e devi frenarla con un movimento brusco, altrimenti tutti ti vedranno semiseduta in aria con i pantaloni abbassati… NO!!! Allora urli: ‘O-CCU-PA-TOOO!!!’, continuando a spingere la porta con la mano libera, e a quel punto dai per scontato che tutte quelle che aspettano fuori abbiano sentito e adesso puoi lasciare la porta senza paura, nessuno oserà aprirla di nuovo (in questo noi donne ci rispettiamo molto) e ti rimetti a cercare il kleenex, vorresti usarne un paio ma sai quanto possono tornare utili in casi come questi e ti accontenti di uno, non si sa mai. In quel preciso momento si spegne la luce automatica, ma in un cubicolo così minuscolo non sarà tanto difficile trovare l’interruttore! Riaccendi la luce con la mano del kleenex, perché l’altra sostiene i pantaloni, conti i secondi che ti restano per uscire di lì, sudando perché hai su il cappotto che non sapevi dove appendere e perché in questi posti fa sempre un caldo terribile. Senza contare il bernoccolo causato dal colpo di porta, il dolore al collo per la borsa, il sudore che ti scorre sulla fronte, lo schizzo sulle calze… Il ricordo di tua mamma che sarebbe piena di vergogna se ti vedesse così, perché il suo … non ha mai toccato la tavoletta di un bagno pubblico, perché davvero ‘non sai quante malattie potresti prenderti qui’. Ma la tortura non è finita… Sei esausta, quando ti metti in piedi non senti più le gambe, ti rivesti velocemente e soprattutto tiri lo sciacquone! Se non funziona preferiresti non uscire più da quel bagno, che vergogna! Finalmente vai al lavandino: è tutto pieno di acqua e non puoi appoggiare la borsa, te la appendi alla spalla, non capisci come funziona il rubinetto con i sensori automatici e tocchi tutto finché riesci finalmente a lavarti le mani in una posizione da Gobbo di Notre Dame, per non far cadere la borsa nel lavandino. L’asciugamani è così scarso che finisci per asciugarti le mani nei pantaloni, perché non vuoi sprecare un altro kleenex per questo! Esci passando accanto a tutte le altre donne che ancora aspettano con le gambe incrociate e in quei momenti non riesci a sorridere spontaneamente, cosciente del fatto che hai passato un’eternità là dentro. Sei fortunata se non esci con un pezzo di carta igienica attaccato alla scarpa, o peggio ancora con la cerniera abbassata! A me è capitato una volta , e non sono l’unica a quanto ne so! Esci e vedi il tuo uomo che è gia uscito dal bagno da un pezzo, e gli è rimasto perfino il tempo di leggere ‘Guerra e pace’ mentre ti aspettava. ‘Perché ci hai messo tanto?’, ti chiede irritato. ‘C’era molta coda’, ti limiti a rispondere. E questo è il motivo per cui noi donne andiamo in bagno in gruppo, per solidarietà, perché una ti tiene la borsa e il cappotto, l’altra ti tiene la porta e l’altra ti passa il kleenex da sotto la porta; così è molto più semplice e veloce, perché tu devi concentrarti solo nel mantenere ‘la posizione’ (e la dignità). Questo scritto è dedicato alle donne di tutto il mondo che hanno usato un bagno pubblico e a voi uomini, perché capiate come mai ci stiamo tanto dentro.

domenica 12 gennaio 2014

La coperta ( bellissima da Leggere )


La piccola coperta bianca che lo aveva scaldato nella culla non lo aveva lasciato. Era minuscola, un po’ lisa, e lo accompagnava dovunque. Se proprio era costretto a starle lontano, il bambino pretendeva che il piccolo rettangolo di stoffa bianca fosse in un luogo visibile. Piegata o arrotolata nello zainetto colorato lo seguiva a scuola. La piccola coperta bianca era come la sua ombra. Quando, dopo mille insistenze, la mamma riusciva convincerlo a mettere la coperta in lavatrice, il bambino si sedeva inquieto davanti all’oblò dello sportello e aspettava, senza perderla d’occhio un istante. La sorellina di poco più grande lo canzonava per questa mania, ma al bambino non importava. La coperta era il suo talismano segreto, il suo scudo, la sua protezione. Un giorno, il papà annunciò che per motivi di lavoro doveva affrontare un lungo viaggio in aereo. Per il bambino era una novità. La vigilia della partenza, trascinando la sua coperta, seguì preoccupato tutti gli spostamenti del papà, fissandolo con apprensione durante la preparazione della valigia.
«Papà, non cadono mai gli aerei?».
«Quasi mai…».«Quello che prendi tu è un aereo bello grosso, vero?».
«Certo. Il più grosso di tutti».
«E sta su anche se c’è la bufera?».
«Di sicuro».
«Tu però stai attento. C’è il paracadute?». «Ma sì, bimbo mio».
Il padre partì e l’aereo arrivò in orario. L’uomo si sistemò in albergo, ma quando aprì i bagagli rimase di stucco.
In cima a tutto, nella valigia, c’era la piccola coperta bianca del suo bambino.
Allarmato, telefonò immediatamente alla moglie: «E capitata una cosa terribile, non so come sia potuto succedere ma la coperta del bambino è qui nella mia valigia! Come facciamo?».
«Stai tranquillo. Poco fa il bambino mi ha detto: Non preoccuparti, mamma. Ho dato a papà la mia coperta: non gli succederà niente».

Bruno Ferrero

IL MIRACOLO (Molto bella)



Questa è la storia vera di una bambina di otto anni che sapeva che l’amore può fare meraviglie. Il suo fratellino era destinato a morire per un tumore al cervello. I suoi genitori erano poveri, ma avevano fatto di tutto per salvarlo, spendendo tutti i loro risparmi.
Una sera, il papà disse alla mamma in lacrime: “Non ce la facciamo più, cara. Credo sia finita. Solo un miracolo potrebbe salvarlo”.
La piccola, con il fiato sospeso, in un angolo della stanza aveva sentito.
Corse nella sua stanza, ruppe il salvadanaio e, senza far rumore, si diresse alla farmacia più vicina. Attese pazientemente il suo turno. Si avvicinò al bancone, si alzò sulla punta dei piedi e, davanti al farmacista meravigliato, posò sul banco tutte le monete.
“Per cos’è? Che cosa vuoi piccola?”.
“È per il mio fratellino, signor farmacista. È molto malato e io sono venuta a comprare un miracolo”.
“Che cosa dici?” borbottò il farmacista.
“Si chiama Andrea, e ha una cosa che gli cresce dentro la testa, e papà ha detto alla mamma che è finita, non c’è più niente da fare e che ci vorrebbe un miracolo per salvarlo. Vede, io voglio tanto bene al mio fratellino, per questo ho preso tutti i miei soldi e sono venuta a comperare un miracolo”.
Il farmacista accennò un sorriso triste.
“Piccola mia, noi qui non vendiamo miracoli”.
“Ma se non bastano questi soldi posso darmi da fare per trovarne ancora. Quanto costa un miracolo?”.
C’era nella farmacia un uomo alto ed elegante, dall’aria molto seria, che sembrava interessato alla strana conversazione.
Il farmacista allargò le braccia mortificato. La bambina, con le lacrime agli occhi, cominciò a recuperare le sue monetine. L’uomo si avvicinò a lei.
“Perché piangi, piccola? Che cosa ti succede?”.
“Il signor farmacista non vuole vendermi un miracolo e neanche dirmi quanto costa…. È per il mio fratellino Andrea che è molto malato. Mamma dice che ci vorrebbe un’operazione, ma papà dice che costa troppo e non possiamo pagare e che ci vorrebbe un miracolo per salvarlo. Per questo ho portato tutto quello che ho”.
“Quanto hai?”.
“Un dollaro e undici centesimi…. Ma, sapete….” Aggiunse con un filo di voce, “posso trovare ancora qualcosa….”.
L’uomo sorrise “Guarda, non credo sia necessario. Un dollaro e undici centesimi è esattamente il prezzo di un miracolo per il tuo fratellino!”. Con una mano raccolse la piccola somma e con l’altra prese dolcemente la manina della bambina.
“Portami a casa tua, piccola. Voglio vedere il tuo pratellino e anche il tuo papà e la tua mamma e vedere con loro se possiamo trovare il piccolo miracolo di cui avete bisogno”.
Il signore alto ed elegante e la bambina uscirono tenendosi per mano.
Quell’uomo era il professor Carlton Armstrong, uno dei più grandi neurochirurghi del mondo. Operò il piccolo Andrea, che potè tornare a casa qualche settimana dopo completamente guarito.
“Questa operazione” mormorò la mamma “è un vero miracolo. Mi chiedo quanto sia costata…”.
La sorellina sorrise senza dire niente. Lei sapeva quanto era costato il miracolo: un dollaro e undici centesimi…. più, naturalmente l’amore e la fede di una bambina.

sabato 4 gennaio 2014

10 IDEE PER MANTENERE IL BUONUMORE QUOTIDIANAMENTE


1) NON TI PREOCCUPARE - Di tutte le attività umane il preoccuparsi è la meno produttiva
2) NON TI FAR VINCERE DALLA PAURA - La maggior parte delle cose che
temiamo non si verificano
3) NON PORTARE RANCORE - E' uno dei carichi più pesanti della vita
4) AFFRONTA OGNI SINGOLO PROBLEMA A TURNO - Ad ogni modo puoi
soltanto affrontarli ad uno ad uno
5) NON PORTARE I PROBLEMI A LETTO - Sono cattivi compagni del sonno
6) NON PRENDERE IN PRESTITO I PROBLEMI DEGLI ALTRI - Loro possono
affrontarli meglio di te
7) NON RIVIVERE IERI - Se n'è già andato per sempre. Concentrati su ciò
che sta accadendo nella tua vita e sii felice ora
SII UN BUON UDITORE - Solo quando ascolti, ottieni delle idee diverse
da quelle che hai
9) NON TI DEVI LASCIAR CADERE PER LA FRUSTRAZIONE - L'autocommiserazione
interfersisce soltanto con le azioni positive
10) CONTA LE TUE BENEDIZIONI - Ma non dimenticare quelle piccole.
Molte benedizioni piccole, ne fanno una grande

TRASMETTI E CONTAGIA IL BUONUMORE A TUTTI I TUOI AMICI!

lunedì 25 novembre 2013

Ho Imparato...



Ho imparato a sorridere fra le lacrime
e ad asciugarle con un sorriso.
Ho imparato che mentre tu piangi
delle tue lacrime qualcuno riderà
Ho imparato che per ogni cosa c'e un perché
ma il perché non sempre si trova.
Ho imparato che se vuoi vincere
devi far credere che sei forte.
Anche se non sei forte puoi vincere
Ho imparato che non puoi insegnare
ciò che non hai imparato
ma puoi imparare
anche da chi non sa quello che tu sai.
Ho imparato che se perdi lottando
il sapore è meno amaro.
Ho imparato, che fino all'ultimo respiro
tutto si può ancora fare.
Ho imparato lottando,
che la vita è una grande opportunità
che la vittoria è un sorriso.

Silvana Stremiz.

giovedì 21 novembre 2013

“Quando ero piccola:


 Mettevo le mie braccia nella maglietta e dicevo alle persone che avevo perso le mie braccia. Riavviavo il videogioco ogni volta che sapevo che stavo per perdere. Dormivo con tutti gli animali di peluche come un bambino, così nessuno di loro si offendeva. Avevo quella penna a 4 colori, e cercavo di spingere i bottoni in una volta. La decisione più difficile era scegliere con quale gioco del nintendo giocare. Aspettavo dietro una porta per spaventare qualcuno, poi me ne andavo perché ci avevano messo troppo tempo per uscire o dovevo fare pipì. Fingevo di dormire, così potevo essere trasportato a letto. Pensavo che la luna seguisse la mia macchina. Guardavo due gocce d’acqua scivolare sulla finestra e facevo finta che fosse una gara. Andavo sul computer solo per usare paint. L’unica cosa di cui mi dovevo preoccupare era il tamagotchi. Gli unici ‘falsi’ amici che avevo erano quelli invisibili. Mi sbucciavo le ginocchia che guarivano meglio di un cuore distrutto. Ricordo quando eravamo bambini e non potevamo aspettare di crescere.
A che diavolo stavamo pensando?”

martedì 19 novembre 2013

LEGGETELA...


"Ebbi lo scompartimento del treno tutto per me. Poi salì una ragazza", raccontava un giovane indiano cieco. "L'uomo e la donna venuti ad accompagnarla dovevano essere i suoi genitori. Le fecero molte raccomandazioni. Dato che ero già cieco allora, non potevo sapere che aspetto avesse la ragazza, ma mi piaceva il suono della sua voce".
"Va a Dehra Dun?", chiesi mentre il treno usciva dalla stazione. Mi chiedevo se sarei riuscito a impedirle di scoprire che non ci vedevo. Pensai: se resto seduto al mio posto, non dovrebbe essere troppo difficile.
"Vado a Saharanpur", disse la ragazza. "Là viene a prendermi mia zia. E lei dove va?".
"A Dehra Dun, e poi a Mussoorie", risposi.
"Oh, beato lei! Vorrei tanto andare a Mussoorie. Adoro la montagna. Specialmente in ottobre".
"Sì è la stagione migliore", dissi, attingendo ai miei ricordi di quando potevo vedere. "Le colline sono cosparse di dalie selvatiche, il sole è delizioso, e di sera si può star seduti davanti al fuoco a sorseggiare un brandy. La maggior parte dei villeggianti se n'è andata, e le strade sono silenziose e quasi deserte".
Lei taceva, e mi chiesi se le mie parole l'avessero colpita, o se mi considerasse solo un sentimentaloide. Poi feci un errore. "Com'è fuori?" chiesi.
Lei però non sembrò trovare nulla di strano nella domanda. Si era già accorta che non ci vedevo? Ma le parole che disse subito dopo mi tolsero ogni dubbio. "Perchè non guarda dal finestrino?", mi chiese con la massima naturalezza.
Scivolai lungo il sedile e cercai col tatto il finestrino. Era aperto, e io mi voltai da quella parte fingendo di studiare il panorama. Con gli occhi della fantasia, vedevo i pali telegrafici scorrere via veloci. "Ha notato", mi azzardai a dire "che sembra che gli alberi si muovano mentre noi stiamo fermi?".
"Succede sempre così", fece lei.
Mi girai verso la ragazza, e per un po' rimanemmo seduti in silenzio. "Lei ha un viso interessante" dissi poi. Lei rise piacevolmente, una risata chiara e squillante. "E' bello sentirselo dire", fece. "Sono talmente stufa di quelli che mi dicono che ho un bel visino!".
"Dunque, ce l'hai davvero una bella faccia", pensai, e a voce alta proseguii:
"Beh, un viso interessante può anche essere molto bello".
"Lei è molto galante", disse. "Ma perchè è così serio?".
"Fra poco lei sarà arrivata", dissi in tono piuttosto brusco.
"Grazie al cielo. Non sopporto i viaggi lunghi in treno".
Io invece sarei stato disposto a rimaner seduto all'infinito, solo per sentirla parlare. La sua voce aveva il trillo argentino di un torrente di montagna. Appena scesa dal treno, avrebbe dimenticato il nostro breve incontro; ma io avrei conservato il suo ricordo per il resto del viaggio e anche dopo.
Il treno entrò in stazione. Una voce chiamò la ragazza che se ne andò, lasciando dietro di sè solo il suo profumo.
Un uomo entrò nello scompartimento, farfugliando qualcosa. Il treno ripartì. Trovai a tentoni il finestrino e mi ci sedetti davanti, fissando la luce del giorno che per me era tenebra. Ancora una volta potevo rifare il mio giochetto con un nuovo compagno di viaggio.
"Mi spiace di non essere un compagno attraente come quella che è appena uscita", mi disse lui, cercando di attaccar discorso.
"Era una ragazza interessante", dissi io. "Potrebbe dirmi... aveva i capelli lunghi o corti?".
"Non ricordo", rispose in tono perplesso. "Sono i suoi occhi che mi sono rimasti impressi, non i capelli. Aveva gli occhi così belli! Peccato che non le servissero affatto... era completamente cieca. Non se n'era accorto?".

sabato 16 novembre 2013

PER UNA CARA AMICA ♥♥♥


Se potessi trovare una parola, un gesto, una canzone...
una cosa qualsiasi per poterti sollevare l'anima, per cambiare le cose che non vanno, per vederti sorridere, non solo con la bocca ma anche con gli occhi, per vederti FELICE, totalmente, senza macchie senza preoccupazioni, senza quel piccolo dolore insistente nel cuore, sarei disposta anche ad andare in un posto lontano magari a prendere una pianta per estrarre una tisana che ne so? invece non posso fare proprio niente...
niente di niente, se non farti sentire che ti voglio bene e che se sei triste tu son triste anch'io nonostante le mie pagliacciate e la mia allegria apparente, che per fortuna maschera quel senso di impotenza che ho e che mi fa sentire così inutile quando le persone a cui voglio bene sono giù ed io non posso farci nulla!
(F. Noviello)

lunedì 11 novembre 2013

TENEREZZA


La giovane donna avrà avuto non più di venticinque anni. Aveva un aspetto elegante e un corpo decisamente piacevole. Un viso pulito e seducente. Si precipitò all’entrata del pronto soccorso. Aveva gli occhi lucidi, prossimi alle lacrime. Si diresse verso l’accettazione dove ad accoglierla c’era una ragazza con l’aspetto da crocerossina.

“Mio figlio, sta male, non si muove più, chiamate qualcuno, per favore, non so cosa fare”, la donna, tremante, strinse a sé il frugoletto che teneva interamente coperto da una piccola trapunta, eccetto per il viso, appena discernibile se osservato alla sua destra.
“Aspetti qui, le chiamo subito il medico di guardia”. La crocerossina si diresse verso l’adiacente corridoio, con una solerzia che ne mostrava il totale coinvolgimento emotivo.

La donna, rimasta sola, iniziò a piangere e a cullare la creatura fasciata.

Un anziano dottore emerse e gridò: “Venga, signora, in questa stanza”, altri due medici affiorarono a passo veloce dall’oscurità, “poggi il bambino su quel lettino”.
La donna sbendò il neonato e lo collocò sul lettino. I tre medici si guardarono l’un l’altro. Anche la crocerossina iniziò a mostrare degli occhi lucidi.
La donna scoppiò in un urlo che frantumò i timpani dei presenti: “Allora? Cosa cazzo state aspettando, il mio bambino sta male, perché mi guardate in quel modo?”, la donna iniziò a piangere e a singhiozzare come se fosse vittima di una crisi isterica.
Il medico più anziano prese uno stetoscopio e iniziò a sentire il cuore del bambino. Tutti i presenti, eccetto la donna, lo guardarono senza comprendere. Dopo pochi secondi il medico si girò verso la donna: “Signora, non si preoccupi, si è trattato di un semplice svenimento dovuto al caldo, ora le prescrivo dei sali minerali, ma il suo bambino sta già meglio, venga, senta come le batte il cuore”, la donna si avvicinò al dottore, il quale le porse lo stetoscopio, “sente? È tutto a posto, non c’è ragione di essere allarmati”. La donna si ricompose e parve riprendere serenità. Il suo viso venne increspato da due piccole rughe di gioia e, mentre gli altri due assistenti la accompagnavano all’uscita, la donna si voltò verso il medico con un ampio sorriso, misto a della commozione e a un’espressione di sentito ringraziamento.

La crocerossina guardò il medico negli occhi: “Povera donna, per fortuna lei è riuscito a sistemare tutto quanto”.
“Sistemato?”, replicò incredulo il medico, “io non ho sistemato proprio nulla, Priscilla, semmai ho solo aggravato la situazione” e, pronunciate queste parole, si avviò a testa bassa fuori dall’ambulatorio.

La donna correva per il cortile dell’ospedale, volava come se stesse correndo per la sua vita, con in mano la ricetta del medico. Quando fu vicina all’uscita, si accorse che una guardia giurata la stava rincorrendo e chiamando a pieni polmoni. La donna si immobilizzò, lo sguardo atterrito.
Il vigilante le si avvicinò e, fermandosi un attimo per riprendere fiato, le disse: “Signora, l’ho rincorsa per tutto il cortile, tenga, le è caduto il bambolotto”.