lunedì 11 novembre 2013

TENEREZZA


La giovane donna avrà avuto non più di venticinque anni. Aveva un aspetto elegante e un corpo decisamente piacevole. Un viso pulito e seducente. Si precipitò all’entrata del pronto soccorso. Aveva gli occhi lucidi, prossimi alle lacrime. Si diresse verso l’accettazione dove ad accoglierla c’era una ragazza con l’aspetto da crocerossina.

“Mio figlio, sta male, non si muove più, chiamate qualcuno, per favore, non so cosa fare”, la donna, tremante, strinse a sé il frugoletto che teneva interamente coperto da una piccola trapunta, eccetto per il viso, appena discernibile se osservato alla sua destra.
“Aspetti qui, le chiamo subito il medico di guardia”. La crocerossina si diresse verso l’adiacente corridoio, con una solerzia che ne mostrava il totale coinvolgimento emotivo.

La donna, rimasta sola, iniziò a piangere e a cullare la creatura fasciata.

Un anziano dottore emerse e gridò: “Venga, signora, in questa stanza”, altri due medici affiorarono a passo veloce dall’oscurità, “poggi il bambino su quel lettino”.
La donna sbendò il neonato e lo collocò sul lettino. I tre medici si guardarono l’un l’altro. Anche la crocerossina iniziò a mostrare degli occhi lucidi.
La donna scoppiò in un urlo che frantumò i timpani dei presenti: “Allora? Cosa cazzo state aspettando, il mio bambino sta male, perché mi guardate in quel modo?”, la donna iniziò a piangere e a singhiozzare come se fosse vittima di una crisi isterica.
Il medico più anziano prese uno stetoscopio e iniziò a sentire il cuore del bambino. Tutti i presenti, eccetto la donna, lo guardarono senza comprendere. Dopo pochi secondi il medico si girò verso la donna: “Signora, non si preoccupi, si è trattato di un semplice svenimento dovuto al caldo, ora le prescrivo dei sali minerali, ma il suo bambino sta già meglio, venga, senta come le batte il cuore”, la donna si avvicinò al dottore, il quale le porse lo stetoscopio, “sente? È tutto a posto, non c’è ragione di essere allarmati”. La donna si ricompose e parve riprendere serenità. Il suo viso venne increspato da due piccole rughe di gioia e, mentre gli altri due assistenti la accompagnavano all’uscita, la donna si voltò verso il medico con un ampio sorriso, misto a della commozione e a un’espressione di sentito ringraziamento.

La crocerossina guardò il medico negli occhi: “Povera donna, per fortuna lei è riuscito a sistemare tutto quanto”.
“Sistemato?”, replicò incredulo il medico, “io non ho sistemato proprio nulla, Priscilla, semmai ho solo aggravato la situazione” e, pronunciate queste parole, si avviò a testa bassa fuori dall’ambulatorio.

La donna correva per il cortile dell’ospedale, volava come se stesse correndo per la sua vita, con in mano la ricetta del medico. Quando fu vicina all’uscita, si accorse che una guardia giurata la stava rincorrendo e chiamando a pieni polmoni. La donna si immobilizzò, lo sguardo atterrito.
Il vigilante le si avvicinò e, fermandosi un attimo per riprendere fiato, le disse: “Signora, l’ho rincorsa per tutto il cortile, tenga, le è caduto il bambolotto”.

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