giovedì 21 novembre 2013

“Quando ero piccola:


 Mettevo le mie braccia nella maglietta e dicevo alle persone che avevo perso le mie braccia. Riavviavo il videogioco ogni volta che sapevo che stavo per perdere. Dormivo con tutti gli animali di peluche come un bambino, così nessuno di loro si offendeva. Avevo quella penna a 4 colori, e cercavo di spingere i bottoni in una volta. La decisione più difficile era scegliere con quale gioco del nintendo giocare. Aspettavo dietro una porta per spaventare qualcuno, poi me ne andavo perché ci avevano messo troppo tempo per uscire o dovevo fare pipì. Fingevo di dormire, così potevo essere trasportato a letto. Pensavo che la luna seguisse la mia macchina. Guardavo due gocce d’acqua scivolare sulla finestra e facevo finta che fosse una gara. Andavo sul computer solo per usare paint. L’unica cosa di cui mi dovevo preoccupare era il tamagotchi. Gli unici ‘falsi’ amici che avevo erano quelli invisibili. Mi sbucciavo le ginocchia che guarivano meglio di un cuore distrutto. Ricordo quando eravamo bambini e non potevamo aspettare di crescere.
A che diavolo stavamo pensando?”

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